THE GREAT BUSTER
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Per celebrare in coro il grande attore e regista del muto Buster Keaton, il critico e regista Peter Bogdanovich raccoglie tutti i film restaurati a disposizione dalle cineteche e raduna i testimoni più vicini anagraficamente ma anche quelli, come lui, pieni di ammirazione.
Un’attenta ricostruzione biografica e una puntuale analisi critica dell’opera e della vita di Buster Keaton. Ma soprattutto un omaggio affezionato firmato da uno dei maestri della New Hollywood, Peter Bogdanovich. È attraverso la sua voce, e quella di molti altri (da Orson Welles a Quentin Tarantino), che ripercorriamo la carriera del geniale comico dall’espressione impassibile, dalle origini fino alla malinconica parabola discendente, accompagnati dalle immagini dei suoi film e dalle sue gag surreali e irresistibili.
Nato in una famiglia di attori di vaudeville che già da bambino lo coinvolgevano nella loro arte, scagliandolo come un “proiettile umano”, Joseph Frank Keaton (1895-1966) cresce apprendendo l’arte dell’intrattenimento in quella forma originaria e artigianale com’era intesa e praticata nell’era pre-cinema. Sarà infatti l’illusionista Harry Houdini, compagno di palco dei genitori di Keaton, a soprannominarlo “buster” (caduta, capitombolo), suggerendogli così la gag che lo renderà più riconoscibile e amato. L’altro elemento che lo caratterizza con decisione è l’espressione del viso sempre estremamente statica e immobile, tra il malinconico e il corrucciato.
Eppure “The Great Stone Face” (faccia di pietra) che si era dato la regola di non sorridere mai, mostrerà, nel passaggio dal muto al sonoro e poi nell’ultima, anche inaspettata fase della sua carriera, una plasticità sorprendente (eccezionale il suo contributo artistico all’advertising televisivo, riscoperto dal film) e la capacità di controllare una solida recitazione drammatica.