TENET
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Un operativo americano senza nome, che lavora con la CIA, partecipa a un’azione in Ucraina, durante un attentato terroristico in un teatro dell’opera. Scoprirà che questa operazione era anche un test per mettere alla prova non solo la sua fedeltà all’Agenzia, ma pure la sua propensione a rischiare la vita per salvare persone innocenti. Viene così introdotto in un programma misterioso e compartimentalizzato, dove i partecipanti sanno solo quello che devono sapere. Lo addestrano quindi ad affrontare agenti che si muovono nel tempo e hanno pallottole che sparano a ritroso – ossia rientrano nella pistola – senza però spiegargli quale sia il loro obiettivo, ma solo che dall’esito delle sue operazioni dipende la sopravvivenza del mondo intero.
Christopher Nolan torna nei territori di Inception, ma all’heist movie predilige questa volta il genere spionistico, sempre però contaminato dalla fantascienza visionaria.
Come Inception è tanto cervellotico quanto metacinematografico e se là DiCaprio era una sorta di regista, che elaborava messe in scene oniriche, qui il Protagonista si chiede – letteralmente e ripetutamente – se davvero sia lui il protagonista della storia. Un livello metatestuale così esplicito manca però di sottigliezza e avrebbe funzionato meglio in una comedy o comunque con maggiore autoironia invece, nonostante qualche battuta e l’atteggiamento guascone di Pattinson, il film rimane assai serioso. Nemmeno Kenneth Branagh nel ruolo del villain sopra le righe riesce ad aggiungere leggerezza perché, dopo il suo primo confronto con l’eroe a base di minacce di tortura estrema e morte atroce, finisce invischiato nel melodramma del rapporto con sua moglie.
Il mélo, a sua volta, caratterizzava anche Inception, ma funzionava molto meglio con il personaggio di DiCaprio ossessionato da un sogno impossibile. Qui invece abbiamo un protagonista di cui non sappiamo assolutamente niente, non è neppure chiaro il suo ruolo nei confronti della CIA, né tantomeno perché sia finito a fare quella vita o in cosa speri per il proprio futuro. Che si ritrovi coinvolto in una sorta di love story manca il bersaglio, sia perché con una tabula rasa simile non ci può essere contatto empatico, sia perché il film è comunque PG-13 e Nolan non è in ogni caso interessato alla sensualità. Nonostante la bellezza mozzafiato di Elizabeth Debicki, che interpreta un personaggio molto simile a quello di cui aveva vestito i panni nella serie The Night Manager, non c’è mai un gioco di seduzione come è lecito aspettarsi in uno spy movie giramondo in stile Bond.
Tenet si intitola così perché è una parola latina che viene usata come codice e perché era il cognome di un direttore della CIA, e soprattutto perché è una parola palindroma. L’inversione è un concetto chiave di Tenet e le spiegazioni del complicato meccanismo narrativo abbondano.