LASSIE TORNA A CASA
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Andreas Maurer perde il lavoro e la casa mentre la moglie Sandra è incinta del secondo figlio. Il primo, Flo, è affezionatissimo alla sua collie Lassie ma la nuova affittuaria non accetta la presenza di animali di grossa taglia. Lassie verrà affidata al conte von Sprengel e a sua nipote Priscilla che la porteranno con loro in un viaggio ma la perderanno.
Correva l’anno 1938 quando Eric Kinght scriveva il racconto “Lassie come home” che nel 1940 sarebbe diventato un romanzo per trasformarsi nel 1943 nel film che avrebbe dato il via alla notorietà e alla carriera di una Liz Taylor allora bambina e che avrebbe anche cambiato, nell’uso popolare, il nome alla razza. Da allora i collie sarebbero diventati “i Lassie”.
Sostenuto anche da una serie televisiva di successo il personaggio ha avuto, con questa, 20 rivisitazioni nel corso degli anni. Si ha ovviamente tutto il diritto di chiedersi se, a quasi 80 anni dal primo film, abbia ancora un senso proporre una storia che, nel suo impianto di base, conserva le stesse caratteristiche di allora. La risposta è affermativa, sempre che si tenga conto che si tratta di un film adatto a una visione familiare e comunque rivolto ai bambini senza voler pretendere ciò che non può e non vuole offrire.
Si possono così tranquillamente bypassare alcune incongruenze logistiche in favore di una storia in cui non si punta solo sul cane (che oggi non viene ‘venduto’ come nel 1943 ma solamente dato in affido temporaneo). Da alcuni potrebbe essere considerato un difetto ma il mostrare le conseguenze della perdita di un lavoro su una famiglia, oggi più che mai può diventare significativo e comprensibile anche per un bambino. Così come mostrare brevemente le fasi di un lavoro artigianale e artistico come è quello della soffiatura del vetro.
È poi interessante e astutamente coinvolgente per i due sessi il rapporto di collaborazione che si instaura tra Flo e Priscilla. Le caratterizzazioni vengono conservate (l’assistente del conte e il giardiniere tanto infido quanto imbranato) così come non manca l’ammiccamento alla sostenibilità ambientale con la circense ambulante che indossa la maglietta con la scritta “We have not a planet B”.