IL PRIMO NATALE
Raccontare “con situazioni comiche ma anche momenti per pensare il Natale per quello che realmente è, anche se molti se ne dimenticano, cioè il compleanno di Gesù”. E’ nata così, spiegano Salvo Ficarra e Valentino Picone, registi e protagonisti, la loro irruzione nel presepe nella loro nuova commedia, Il primo Natale.
Utilizzando il modello dell’avventura in un’altra epoca storica, molto popolare in commedia anche in Italia, da Totò e Cleopatra a Non ci resta che piangere con Benigni-Troisi, passando per i viaggi nel tempo di Villaggio e Boldi-De Sica, la tessitura leggera si apre anche a temi attuali, come l’accoglienza evocata sin da una potente sequenza iniziale: “Un richiamo agli ultimi, a vari tipi di ultimi, dal barbone per le strade di Parigi ai migranti”, dicono Ficarra e Picone, anche cosceneggiatori con Nicola Guaglianone e Fabrizio Testini. Scene come quelle della natività “sono state anche sul set particolarmente emozionanti per noi – spiegano -. Siamo da sempre appassionati dei film di Natale, e realizzarne uno è un impegno importante nei confronti del pubblico. Volevamo che fosse diverso e originale”.
Prodotta con un budget di circa 11 milioni di euro da Attilio De Razza (Tramp Limited) in collaborazione con Medusa, la commedia traccia l’avventura di Salvo (Ficarra), ladro di oggetti sacri e Don Valentino (Picone), sacerdote con il chiodo fisso del presepe vivente, che vengono proiettati, per ragioni misteriose, nella Palestina dell’anno zero, pochi giorni prima dalla nascita di Gesù. Tra occasioni di ribellione e la caccia di un Erode reso da Massimo Popolizio un villain da antologia, Salvo e Valentino si mettono in cerca di Giuseppe, Maria e della mangiatoia. Un percorso tra scelte complesse e la necessità di abbandonare paure e egoismi per passare all’azione. Nel cast, fra gli altri, anche Roberta Mattei, Giacomo Mattia e la piccola Giovanna Marchetti. A dare forza al film, oltre alle ambientazioni marocchine, ci sono le scenografie di Francesco Frigeri e i costumi di Cristina Francioni. “Il racconto è come una parabola, comprensibile anche per chi non crede – sottolinea Nicola Guaglianone, già coautore con Ficarra e Picone de L’ora legale – L’inizio ci mostra la maniera nella quale tutti noi a volte reagiamo come fossimo anestetizzati davanti a certe immagini”. Con Salvo e Valentino “si cerca sempre lo sguardo ironico. Qui trattiamo anche temi seri, come l’immigrazione senza che serva mai nominarla Come diceva Leo Benvenuti (grande sceneggiatore, ndr), col tempo le cose cambiano, l’ironia le fissa invece nella loro verità”.
Fanno capolino nel film anche alcune battute pungenti come quella innescata dal riutilizzo di uno slogan leghista: ‘Roma ladrona’, tirato fuori contro l’esercito romano invasore, con i due protagonisti che commentano: “Dicevano così anche da noi…
poi se ne sono dimenticati”