È Arrivato il Broncio
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Il Broncio, il mago maldestro e arrabbiato che sparge grigiore e tristezza sul variopinto regno di Groovynham, non si è sempre chiamato così. Prima il suo nome era Sorriso, il suo umore era allegro e il suo cuore batteva per la bella Mary. Un re impaziente, però, l’ha imprigionato e ha esiliato lei in un’altra dimensione, quella terrena, per la precisione nella Londra degli anni Settanta. Parecchi decenni dopo, è il nipotino di Mary, il giovane Terry, a venire catapultato nella magica terra della nonna, dove una principessina lo scambia per il suo salvatore e il Broncio dichiara guerra ad entrambi.
Come Dorothy nel Mago di Oz, Terry vorrebbe solo tornare a casa, ma la strada è lastricata di imprevisti e scoperte, e poi c’è quella pazzerella della principessa Alba, unica superstite dell’ondata di malinconia indotta, e Terry è un bravo ragazzino e non se la sente di abbandonarla al suo destino.
Con l’aiuto di un navigatore satellitare alquanto particolare i due attraverseranno i paesi che Terry credeva esistessero solo nella fantasia della nonna: luoghi abitati da palloncini parlanti, orchidee sussurranti, personaggi psichedelici, cani-maiali dal naso smontabile, che si susseguono come tappe di un’avventura picaresca o livelli di un video-game, dentro un mondo che ha i colori del “Lorax”.
Ispirato al personaggio principale di una serie animata degli anni ’70 (ripresi qui come punto di partenza, e cioè come epoca del prologo), il film diretto da Andrés Couturier si guarda attorno, davanti e dietro nella storia del cinema, pescando non solo dal Mago di Oz ma anche dal disneyano Come d’Incanto, e dialoga, nel disegno, con gli altri nati dalla matita di Craig Kellman, ovvero i personaggi di Hotel Transylvania e di Madagascar. Il risultato è, però, originale e autosufficiente; e, sebbene parta un po’ a rilento, diverte in molte situazioni (niente male, per esempio, le sequenze dell’Oracolo e della depressione di Alba, che la trasforma in una nevrotica sentimentale per la quale “la tristezza è bella, la felicità invece è per i conformisti”).
Come la maggior parte dei prodotti di animazione di questi anni, anche È arrivato il broncio comunica su due livelli, uno rivolto ai bambini e uno, più sarcastico, apprezzabile anche dagli adulti; ma in questo caso i due piani sono piuttosto estremizzati, perché da un lato il racconto sembra adatto alla fascia dei più piccoli e, dall’altro lato, l’umorismo impiegato è del tutto imprendibile sotto una certa età. Ma va bene così, che ognuna colga ciò che gli arriva: non c’è motivo di fare il broncio.