DOLITTLE
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John Dolittle, medico prodigioso, capace di parlare con gli animali, viveva insieme a molti di loro e alla sua amatissima moglie Lily nella riserva delle meraviglie che la regina d’Inghilterra gli aveva offerto in dono. Ma un naufragio si è portato via per sempre Lily e da allora Dolittle non ha più voluto incontrare i suoi simili, ha chiuso le porte dell’ospedale e rinunciato a tutto. Ora però è la regina in persona, gravemente malata, a chiedere che torni al lavoro, per portarle quel fiore dell’albero dell’Eden che solo può salvarla.
Mettersi in viaggio sulle tracce dell’albero dell’Eden significa ovviamente, per John Dolittle, ritrovare lo spirito dell’avventura che era stato di Lily e far pace col passato per aprirsi al futuro. Un futuro rappresentato con buona evidenza dal coprotagonista del film, il giovanissimo Stubbins, ragazzino scappato ad uno zio cacciatore, che fa di tutto per farsi assumere come assistente da Dolittle e per imbarcarsi con lui verso un meritato, e per ora rimandato, passaggio di testimone.
Un secolo separa la data in cui i racconti del magico naturalista sono stati scritti, negli anni 20 del Novecento, da quella in cui sono ambientati, vale a dire l’epoca vittoriana, con il suo immaginario steampunk e piratesco, che il film di Stephen Gaghan porta in primissimo piano, assicurando a Dolittle un’ambientazione eccentrica e romantica, di sicuro fascino.
E quasi un secolo separa anche quest’ultimo adattamento dal primo di una lunga e variegata serie, perché il dottore che capisce la lingua degli animali e sa riprodurla è uno dei personaggi più corteggiati dal cinema, Virgilio di un mondo misterioso e pieno di sorprese, dove capita di scoprire orsi polari che hanno sempre freddo, gorilla in deficit di autostima, struzzi bisbetici e saggi pappagalli con la voce di Emma Thompson.
Robert Downey Jr., interprete e produttore, dà al suo Dolittle una scorza dura, un cuore dolente, una gestualità slapstick e una spiritosa genialità (basterebbe il colloquio col polpo dell’acquario reale). Ci sono, in lui e nel film, echi di Jack Sparrow e della sua saga, ma la gigioneria del protagonista è mitigata dalla nobiltà dei suoi scopi. Dolittle vorrebbe tornare “ai vecchi tempi”, quelli in cui era utile, attivo e appassionato, e il film di Gaghan pare avere lo stesso obiettivo: tornare a raccontare una storia di una volta, dove a un orfano può capitare di imbattersi nella coetanea dama di compagnia della regina, dove ci sono passaggi segreti, l’insetto stecco vive sulla cornice di un quadro di Turner, ci si nasconde in un baule e si cavalca uno struzzo, perché la carrozza è già occupata da un orso.