CLIMBING IRAN

PROGRAMMAZIONE
TERMINATA
CLIMBING IRAN
STORIA DELL'IRANIANA NASIM E DELLE SUE DIFFICOLTÀ IN PATRIA PER APRIRSI UNA STRADA COME FREE CLIMBER.
CLIMBING IRAN
Regia: Francesca Borghetti
Cast: Nasim Eshqi
Genere: Documentario
Durata: 54 min min. - colore
Produzione: Italia (2020)
Distribuzione: Mescalito Film

Dal 7 Marzo il martedì sera ci saranno 4 fantastici appuntamenti cinematografici in collaborazione con il C.A.I. Club Alpino Italiano 🏔️.

 

7 Marzo: Climbing Iran
21 Marzo: Caveman
28 Marzo: Gino Soldà, una vita straordinaria
4 Aprile: The Sanctity of Space

 

 

Nasim Eshqi, iraniana, e Francesca Borghetti, italiana, si scrivono via chat dall’Iran all’Italia. Si sono messe in contatto dopo che Francesca ha letto di lei come l’unica donna capace di aprirsi delle vie sulle montagne dell’Iran. Francesca vorrebbe raccontare la storia di Nasim al mondo e per farlo si pone delle questioni di rappresentazione: può ritrarla senza velo? La risposta di Nasim è chiara: fuori dal suo Paese islamico, l’Iran, sì. E allora la regista attinge al suo repertorio di foto private, dalle quali si evince un percorso di evoluzione impervio e anticonformista. Nata nel 1982, a nove anni secondo la legge islamica ha dovuto mettersi il velo e coprire pelle e capelli. Quello è stato il discrimine, per lei e sua sorella, rispetto alla vita dei due fratelli maschi, che prima non avvertivano differenze con le sorelle.

 

 

Al classico racconto di emancipazione grazie all’opportunità di fare sport, Climbing Iran accosta una differenza di genere e una possibilità aperta dai social media, prima di tutto Instagram.

 

 

Prima tramite il codice dell’abbigliamento, poi con lo skate e il kickboxing, ma attenta al suo smalto rosa, Nasim si affranca dalle aspettative che la società iraniana ha su di lei, e sulle montagne dell’Iran scopre il free climbing, che la fa crescere come individuo. “Non ha importanza se sei ricco o povero, nero o bianco, iraniano o italiano, uomo o donna: la gravità attira tutti verso il basso con la stessa forza. E questo mi ha dato un grande senso di libertà e uguaglianza”.

 

Il film documenta le fasi di difficoltà di uno sport che si presta ad aperture metaforiche e filosofiche – aprirsi una via per poterla condividere con l’altro da sé, sconosciuto – e insieme sottolinea l’unicità di questo cammino transnazionale e transculturale: una sequenza rapida ma essenziale sovrappone a un cielo plumbeo le news da tutto il mondo che testimoniano la difficoltà delle donne di esprimersi tramite lo sport, e la pratica della polizia morale di Teheran di intercettare le notifiche di avvistamenti di donne non velate.

 

Segue un’evoluzione felice della storia, grazie all’intervento di sponsor tedeschi che portano Nasim in Europa e un maestro italiano con cui esplora la montagna trentina. Anche se il cartello in chiusura (Nasim non svolge attività politica contro il governo e segue le leggi del suo Paese) suona come una cautela doverosa