AFTER 2
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Tessa ha ottenuto uno stage presso un’importante casa editrice dove attira subito l’attenzione dell’editore sul versante professionale e del suo giovane assistente in altra misura. Intanto Hardin cerca al contempo di dimenticarla e di ritrovarla riuscendo nella seconda impresa e dando così il via di nuovo a un rapporto un po’ più maturo ma sempre complesso.
Va riconosciuto a questo film il pregio di tentare (con buone prospettive di riuscita) il ritorno nelle sale cinematografiche di quel pubblico giovane che era stato costretto a casa dal Covid e che sembrava inevitabilmente (ed ineluttabilmente?) ormai attratto dalla visione at home su schermi più o meno grandi.
Nella premessa/sintesi della puntata precedente, affidata questa volta ad Hardin, si mettono le mani avanti chiarendo alcuni tra i tanti debiti narrativi dei romanzi e della conseguente sceneggiatura di Anna Todd ammettendo che si tratta di deja vu reinterpretati alla luce della contemporaneità. Si dimentica di citare, ma siamo in America, il feuilleton, il romanzo popolare europeo a puntate che nell’800 sosteneva la vendita dei quotidiani e si nutriva di continui colpi di scena.
Tessa e Hardin continuano a prendersi e lasciarsi con le varianti oggi necessarie. Cioè product placement diffusi, legami con le figure genitoriali complessi per motivi vari e, soprattutto, rapporti sessuali inquadrati con equilibrismi tali da evitare la seppur vaga visione di un seno o di un organo sessuale. Si diceva di una progressiva acquisizione di maturità che, come accade spesso anche nella realtà, favorisce più lei che non lui non foss’altro per l’ingresso nel mondo del lavoro.