TROPPO AZZURRO
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Dario studia Architettura e vive con i genitori da figlio unico supercoccolato. Quando mamma e papà partono per le vacanze estive decide di non seguirli sperando di poter unire le forze con gli amici di sempre, in primis Sandro, che conosce fin dai tempi dalle medie. Ma gli amici hanno già fatto programmi con le rispettive ragazze e Dario, che “sta bene da solo” e ha una cotta storica non ricambiata per la conturbante Lara, rimane nella Capitale. Mentre si cucina una triste platessa surgelata si tira addosso l’olio bollente e finisce al pronto soccorso dove incontra Caterina, anche lei infortunata e temporaneamente a Roma, in attesa di tornare nella sua Rimini. Tra i due nasce un’attrazione, dunque la scelta logica per Dario sarebbe quella di seguire Caterina e trascorrere con lei le vacanze sulla riviera romagnola. Ma dovrà fare i conti con il suo carattere restio dal freno a mano sempre tirato e con l’abitudine a non svegliarsi in tempo utile.
Troppo azzurro, lungometraggio di debutto scritto, diretto e interpretato da Filippo Barbagallo, è un film curioso, e la supervisione artistica di Gianni Di Gregorio è un segnale importante, perché il ritmo pacato, che segue l’indolenza del protagonista, ricorda quello del regista di Pranzo di Ferragosto.