DENTI DA SQUALO

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TERMINATA
DENTI DA SQUALO
UNA FIABA METROPOLITANA CARICA DI RIFERIMENTI CINEMATOGRAFICI DOVE SI SENTE IL PESO DEI DIALOGHI.
DENTI DA SQUALO
Regia: Davide Gentile
Cast: Tiziano Menichelli, Stefano Rossi Giordani, Virginia Raffaele, Edoardo Pesce
Genere: Avventura
Durata: 104 min. - colore
Produzione: Italia (2023)
Distribuzione: Lucky Red
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Walter, 13 anni, ha da poco perso il padre Antonio, morto in un incidente sul lavoro. Vaga senza meta nelle strade del litorale romano quando arriva in una villa dove c’è una piscina. Si tuffa in acqua e improvvisamente si trova davanti uno squalo. Scampato il pericolo, resta però affascinato dal posto e ci torna anche nei giorni successivi. Quel luogo però non è abbandonato ma appartiene a un leggendario boss criminale, il Corsaro. Lì conosce un ragazzo un po’ più grande di lui, Carlo, che si spaccia per il custode della villa e che prima lo minaccia e poi ci diventa amico e lo fa entrare nella gang locale il cui capo è Tecno. Intanto la madre di Walter, Rita, cerca invano un dialogo col figlio ed è sempre più preoccupata per lui.

Comincia e finisce su una spiaggia. All’inizio Walter e la madre sono vestiti di nero, alla fine invece c’è un’improvvisa luce ‘truffautiana’. Non c’è la corsa finale di Doinel con sguardo in macchina di I quattrocento colpi, ma si tratta, anche in questo caso, di una fuga verso la libertà.

 

 

 

Denti da squalo è un film altalenante, discontinuo ma che a tratti trova la fascinazione di una fiaba metropolitana, tra gli squarci visionari del cinema di Gabriele Mainetti (qui co-autore delle musiche assieme a Michele Braga e tra i produttori con la sua Goon Films) e la brutalità poetica di Dogman di Matteo Garrone da cui riprende la figura del boss locale interpretato da Edoardo Pesce.

 

 

Talvolta risulta forzato in qualche dialogo (“Sai che palle nuotà pe’ 400 anni”), specialmente quando cerca di fare entrare in gioco un tono più leggero e comico che invece incrocia in modo più spontaneo nella scena in cui la madre di Walter convince Carlo a restare a cena con una crostata di ricotta. In più si sente il peso della scrittura delle battute, evidente soprattutto nella recitazione dei due giovani protagonisti, Tiziano Menichelli e Stefano Rosci, rispettivamente nei ruoli di Walter e Carlo. Il protagonista però ha la faccia giusta. Ora è turbato, ora incosciente, ora coraggioso, riesce a esprimere i suoi stadi d’animo soprattutto con le sue espressioni. Il suo non è un diario di formazione criminale.