ELVIS

PROGRAMMAZIONE
TERMINATA
ELVIS
SPETTACOLO, INTRATTENIMENTO, INTERPRETAZIONI MAGISTRALI. IL CINEMA DI BAZ LUHRMANN RAGGIUNGE IL SUO PUNTO PIÙ ALTO.
ELVIS
(Elvis)
Regia: Baz Luhrmann
Cast: Austin Butler, Tom Hanks, Helen Thomson, Richard Roxburgh, Olivia DeJonge.
Genere: Biografico, Musicale
Durata: 159 min. - colore
Produzione: USA (2022)
Distribuzione: Warner Bros Italia
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Elvis, film diretto da Baz Luhrmann, racconta la vita del Re del Rock and Roll, Elvis Presley (Austin Butler), mostrando la sua ascesa e il suo successo, che gli hanno permesso di diventare una delle icone del panorama culturale americano, spazzando via anche parte dell’innocenza del tempo. Di particolare rilevanza sarà il rapporto con il suo manager, il colonnello Tom Parker (Tom Hanks), con il quale Elvis intreccerà un sodalizio artistico della durata di circa vent’anni. Il film si concentra proprio su questo rapporto complesso, a partire dall’ascesa della prima rockstar della storia fino al raggiungimento della fama mondiale, fino a quel momento mai toccata da nessun’altra star con così tanta veemenza. Il tutto mentre l’America vive uno sconvolgimento socio-culturale, che la porterà a grandi cambiamenti.

 

 

Se non ci fossero state esigenze di immediata riconoscibilità e di sintesi comunicativa questo film avrebbe potuto tranquillamente intitolarsi “Elvis, io e voi”. Perché il punto di vista narrativo sin da subito è quello di un mistificatore per eccellenza, quell’Andreas Cornelis van Kuijk che pretendeva di essere americano e si faceva chiamare Tom Parker. È l’uomo che condizionerà la vita di Elvis anche in modo molto pesante ma che non rinuncerà, nel corso del film, a chiamare a complice e, in alcuni casi, a correo il pubblico cioè coloro che hanno amato e adorato “The Pelvis”.

È nell’intreccio di queste tre dramatis personae che si sviluppa lo split screen di una vita con la quale il cinema di Luhrmann raggiunge il suo punto più alto realizzando un appuntamento a cui il suo stile non poteva sottrarsi. Perché il suo spettacolarizzare ciò che già di per sé ha tutti gli elementi dell’entertainment raggiunge qui la massima potenza liberandosi dalla gabbia del manierismo. È la vita stessa della star, che con il passare dei decenni conserva intatto il suo carisma, che gli ha offerto la partitura visiva che va a declinare utilizzando tutta la tecnologia attualmente disponibile ma non avendo mai neppure una singola inquadratura fine a se stessa.

 

Tutto ciò grazie anche a due interpretazione che definire magistrali è dir poco. Di Tom Hanks si credeva di conoscere tutto dal punto di vista del repertorio professionale ma il suo Colonnello Parker aggiunge una pietra miliare alla sua filmografia. Lo si osservi quando, indossate sul corpo debordante le vesti del padre putativo generoso, guarda da sotto in su quella che ritiene essere la sua sempre manipolabile creatura. Nei suoi occhi, più che nell’espressione della sua bocca, si legge tutta la malignità di quegli gnomi che in alcune fiabe solo apparentemente stanno dalla parte del Bene. Ma è il trentunenne Austin Butler che rappresenta la grande sorpresa. Con una filmografia non travolgente alle spalle riesce a battere i pur validi Rami Malek di Bohemian Rhapsody e Taron Egerton di Rocketman. Il motivo? Butler non interpreta Elvis. È Elvis. Chi avrà modo di vedere anche la versione originale potrà verificarlo sequenza dopo sequenza, inflessione vocale dopo inflessione vocale. La sua è un’adesione totale alla persona e al personaggio permettendo così a Luhrmann non solo di narrarne il percorso professionale ma di leggerlo anche su un ancor più complesso piano storico e sociale.