THE ALPINIST – UNO SPIRITO LIBERO
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Marc-André Leclerc era un giovane alpinista canadese contraddistinto da un grande senso di libertà e solitudine. Timido, nomade, libero da convenzioni ha compiuto alcune delle salite più audaci della storia. Il film racconta la sua storica avventura in Patagonia: impresa che ridefinì il concetto di arrampicata in solitaria senza videocamere, senza corda e senza margine di errore.
Mortimer e Rosen hanno seguito per due anni il giovane alpinista canadese le cui scalate in solitaria prive di qualsiasi ausilio tranne due ramponi da ghiaccio hanno rappresentato un sostanziale mutamento del modo di fare alpinismo.
I registi hanno saputo con pazienza sia ricostruire il passato dello scalatore che seguire il presente di un atleta fondamentalmente anomalo nel mondo dell’alpinismo. Perché per le sue scalate ha sempre voluto essere davvero in solitaria, senza cellulare e senza nessuno che lo osservasse.
Quello che si vede nel film (e sono riprese spettacolari) è quanto ha concesso alla comunicazione mantenendo però sempre fede alla sua linea di condotta tanto da sparire quando aveva finalmente ricevuto un’offerta da uno sponsor.
Sembrerebbe impossibile che un bambino affetto da ADHD (disturbo da deficit di attenzione che comporta iperattività) abbia potuto divenire un atleta attento ad ogni minimo dettaglio. In ogni impresa Leclerc è al contempo estremamente consapevole dei rischi che correrà ma anche del piacere insito nel salire sfidando se stesso senza alcun desiderio di farlo sapere al mondo.
In chi al massimo è salito su una scala possono sorgere due sentimenti solo apparentemente opposti vedendo questo documentario. Si può ammirare il coraggio oppure lo si può considerare incosciente. C’è un misto di entrambe le cose che sono legittime per chi non ha provato stimoli analoghi, spinte come la sua ad andare e provare. Si può pensare che il suo sia stato un impegno degno di miglior causa ma quando si arriva alla fine della visione si è costretti almeno a pensarci su.