LA FAMOSA INVASIONE DEGLI ORSI IN SICILIA
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Tonio, figlio del re degli orsi, viene rapito dai cacciatori nelle montagne della Sicilia. In seguito a un rigoroso inverno che minaccia una grande carestia, il re decide di invadere la piana dove vivono gli uomini. Con l’aiuto del suo esercito e di un mago, riesce a vincere e a ritrovare Tonio. Ben presto, però, si renderà conto che gli orsi non sono fatti per vivere nella terra degli uomini.
Dino Buzzati, uno dei più importanti autori della letteratura italiana del Novecento, scrisse e disegnò «La famosa invasione degli orsi in Sicilia» in qualità di zio per intrattenere le nipoti pubblicandola tra il gennaio e l’aprile 1945 sul Corriere della Sera fino a quando il quotidiano dovette sospendere le pubblicazioni in seguito alla Liberazione e la storia rimase incompleta. L’autore la rivide, la completò e la pubblicò nello stesso anno.
Chi avrà la fortuna (e il piacere) di assistere a questa versione del testo portata sul grande schermo da Lorenzo Mattotti potrà legittimamente chiedersi perché ci siano voluti 74 anni (e sei di lavorazione) perché ciò accadesse.
La risposta sta nel fatto che è sempre sembrata un’operazione difficile trasporre le opere di Buzzati al cinema. Le sue atmosfere, la sua capacità di trasformare il quotidiano in metafora, il suo pessimismo della ragione che si alimentava anche di dimensioni ‘altre’ sembravano costituire un ostacolo insormontabile. Il deserto dei tartari fece numerosi passaggi di mano in mano prima di approdare a Zurlini e diventare l’unico film davvero avvicinabile all’estetica e all’etica buzzatiane.
Mattotti riesce a bissare l’impresa perché nella sua libera reinterpretazioe di artista qual è si legge un profondo rispetto per l’opera del Maestro. Quelle montagne che salgono aguzze, quei quadri appesi alle pareti del palazzo reale sono omaggi diretti alla pittura buzzatiana il quale, non dimentichiamolo, è stato l’autore di «Poema a fumetti» da lui completamente illustrato.