Zanna Bianca
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Un cucciolo di lupo si addentra nelle foreste dello Yukon accanto alla sua mamma con la percezione che tutto intorno a lui sia in parti uguali meraviglia e pericolo. Appena un po’ cresciuto, il cucciolo si imbatte in un capo indiano, Castoro Grigio, che riconosce nella lupa madre il cane da slitta che l’aveva valorosamente aiutato in passato e adotta lei e suo figlio, dando al piccolo il nome di Zanna Bianca. Da quel momento il lupacchiotto (con un quarto di sangue di cane) verrà a conoscenza del mondo degli uomini, tanto amabile, nelle persone di Castoro Grigio e la sua tribù, quanto detestabile, nella persona di Smith, un delinquente che insegnerà a Zanna Bianca la sottomissione del bastone nel tentativo di trasformarlo in un cane da combattimento.
Diretto da Alexandre Espigares, regista spagnolo cresciuto in Lussemburgo e già premio Oscar per il corto animato Mr. Hublot, Zanna Bianca è di produzione prevalentemente francese (la Superprod di Clément Calvet e Jérémie Fajner) e annovera nel team di scrittura anche il regista e sceneggiatore Philippe Lioret.
Nella versione italiana la voce narrante, presente all’inizio e alla fine, è di Toni Servillo, che legge con consumata abilità teatrale il testo originale di Jack London facendocene apprezzare tutta la raffinatezza letteraria. Sono proprio le parole e la struttura narrativa ideate da London e la regia muscolare di Espigares, che non risparmia le scene esplicite di combattimento contenute già nel romanzo, i punti di forza di questo Zanna Bianca, riflessione intramontabile sulla natura animale ma anche umana, e sulla nobiltà, ma anche la crudeltà, della fauna, in tutte le sue declinazioni.