PAPA FRANCESCO – UN UOMO DI PAROLA
TRAILER
Il lavoro di Wenders vuole essere un percorso personale con Papa Francesco e non un documentario biografico. Le idee del pontefice e il suo messaggio sono centrali grazie al materiale di archivio ma soprattutto a quattro lunghe interviste condotte nell’arco di due anni. Avvicinato dal Vaticano già nel 2013, Wim Wenders dichiara di avere avuto una completa libertà nell’elaborazione del progetto, ivi compresa quella del montaggio finale e dell’accesso all’archivio foto e video del Vaticano. Tutto ciò gli ha consentito di operare così come solo i veri Maestri sanno fare: tenendosi un passo indietro.
Venerdì 5 (alle 21) ci sarà la presenza del Vescovo Domenico Cancian e di Don Achille Rossi per un saluto e un commento finale.
La risposta sta nell’avere consentito alla figura di Francesco e soprattutto al suo pensiero di emergere con una semplicità che si rivela come saggezza nel leggere la contemporaneità alla luce dell’autenticità del Vangelo.
Non a caso Wenders apre con le immagini di Assisi e ritorna in più occasioni sulla vita di quel rivoluzionario (parola che non bisogna temere, dice Bergoglio) di cui questo 266esimo pontefice ha assunto per la prima volta il nome. Francesco (questo Wenders non lo dice) invitava i suoi confratelli a leggere il vangelo ‘sine glossa’, cioè letteralmente. Questo significa per Francesco leggerlo alla luce di quella ‘povertà’ di cui il santo di Assisi fu propugnatore (a differenza di come vorrebbero i cosiddetti integralisti che si appropriano della parola di Dio pretendendo invece di aderirvi).
Papa Francesco, nei colloqui e nel materiale di repertorio, affronta un’ampia gamma di temi senza mai sottrarsi e facendo della chiarezza delle posizioni assunte nelle varie materie, un punto di forza. Che però non si traduce mai in chiusura o in rifiuto del dialogo. Wenders lo sottolinea mostrando la molteplicità dei consessi internazionali e delle visite pastorali che alterna ai colloqui in cui il pontefice, guardando negli occhi l’interlocutore ma anche lo spettatore, ci conferma ogni volta che la fede (come affermava un altro importante sacerdote, David Maria Turoldo) non la si propaganda ma la si vive e se la si vive si propaganda da sé. Si leggono nel suo sguardo e nel suo sorriso la fede profonda nel Figlio dell’Uomo Gesù Cristo che vede però presente non solo nei riti ma soprattutto nell’umanità e in particolare in quella più vessata e privata della propria dignità.
Nella lingua spagnola (idioma materno per Jorge Bergoglio) esiste la definizione di ‘hombre vertical’ per indicare un uomo tutto d’un pezzo. Papa Francesco, come ce lo propone Wenders, sa essere così senza mai dimenticare però quella misericordia che è stata al centro del Giubileo straordinario da lui indetto e tenutosi tra il dicembre 2015 e il novembre 2016. Perché l’assenza di misericordia significa soffocamento della speranza in un mondo più giusto e quindi più vicino alla Giustizia. Che per Francesco origina da un Dio che non fa distinzioni nell’indicare nell’attenzione agli ultimi la via maestra. Una strada, questa, che può e deve essere percorsa sia che si sia credenti che atei con, in più, per cattolici, sacerdoti o laici che siano, la consapevolezza che non si possono servire due padroni: Dio e il denaro. Come questo papa, francescano di nome e di fatto, non smette di ricordare.