Now You See Me 2 – I maghi del crimine
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Ricercati dall’FBI, i Cavalieri – Daniel Atlas, Merritt McKinney, il redivivo Jack Wilder e la nuova arrivata, Lula May – scalpitano nella clandestinità, impazienti di poter di nuovo calcare un palcoscenico e ammaliare un vasto pubblico. L’occasione si offre al momento di denunciare il corrotto magnate della tecnologia Owen Case, ma si rivela una trappola, che li trasferisce come per “magia” a Macao, al soldo del giovane e facoltoso ex socio di Case, Walter Mabry, per recuperare un chip pericolosamente potente e guadagnare la promessa libertà. Ma dietro la tenda c’è sempre una sorpresa e dietro le sbarre c’è ancora Thaddeus Bradley, sebbene per poco…
Passaggio di testimone ai vertici del franchise: Leterrier cede la cabina di regia a Jon M. Chu, ritenuto l’uomo giusto per manovrare questo genere con questo budget. Per rendere la visione appetibile anche a chi non ha visto il primo spettacolo, il copione prende l’abbrivio da lontano, dalla morte in acqua del padre di Dylan Rhodes, agente federale ed emissario dell’Occhio presso i Cavalieri. È una buona idea, che dà un’impronta alla Batman al personaggio di Dylan, gli impone di fare i conti a lungo rimandati con Bradley e soprattutto lo spinge a dimostrare di essere il capo, perché nominarsi tale non basta più. Ed ecco il punto debole del film: non il personaggio di Dylan, che se la cava benissimo, ma il concetto. Per quanto l’incontro tra cinema e illusionismo non sia dei più semplici, proprio per la natura contigua dei due ambiti (per questo, d’altronde, quando riesce, è spesso dei più raffinati), la regola aurea della loro convivenza vuole che l’occhio abbia il dominio assoluto della scena e la parola, per quanto possibile, si taccia. Non si rimprovera al film in oggetto di svelare i trucchi, perché quello è parte integrante del copione, e momento cinematografico per eccellenza, ma gli si rimprovera eccome l’uso strabordante e immotivato della spiegazione in tutto il resto del tempo.
Perché mai assoldare un regista coreografo, specializzato nello spettacolo d’azione, e poi costringerlo a registrare monologhi stanziali e dialoghi inutili in cui tutto ciò che abbiamo appena visto o stiamo per vedere dev’essere ripassato al pettine? Now You See Me 2 funziona benissimo ed è fonte di piacere laddove il numero è in azione: che sia sul divano di Atlas, quando Lula si presenta sfoggiando le armi del mestiere; attorno al caveau, dove il gioco di squadra dà il suo meglio e il dialogo è pura recita, diversivo; o, ancora, nel momento più visivamente potente, quando Atlas ferma la pioggia (ricordando il marchingegno dell’antico negozio cinese che il film ha solo inquadrato e sul quale non ha speso una parola). Sfortunatamente, però, sono attimi isolati, boccate di respiro in un film inspiegabilmente verbosissimo, che sciupa da sé il suo potenziale e indubbio fascino.